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Segnalato da: laRepubblica, IlGiornale, Salute33, ForumSalute.it
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Quanto tempo deve passare tra una Colonscopia e l'altra?

La colonscopia è un esame medico di ambito gastroenterologico che permette una visione interna del colon del paziente. È un esame utilizzato per la diagnosi di tutte le malattie e le problematiche del colon quali: Diverticolosi e diverticoliti; Tumore del colon retto; Presenza di polipi intestinali; Infiammazioni in genere e Ulcere.

In assenza di sospetti diagnostici di specifiche patologie, l’opportunità di effettuare una Colonscopia è generalmente correlata ad alcuni fattori di rischio.: la probabilità di sviluppo di un cancro al colon-retto, ad esempio, subisce un incremento nella fascia di popolazione over 50. 



quanto tempo tra due colonscopie



Esistono varie tipologie di colonscopia che andremo ad elencare:

  • Colonscopia in sedazione cosciente o profonda: L’esame viene eseguito tramite una specifica sonda endoscopica a fibre ottiche, chiamata Colonscopio, collegata ad un sistema di elaborazione che permette all'operatore una visione nitida e ad alta definizione del contenuto del colon. La sonda è dotata di sistemi che permettono l’introduzione di liquidi o gas necessari (es.insufflazione di aria) per garantire una corretta visione dell’interno del colon, oltre che l’inserimento di piccole pinze chirurgiche.
  • Colonscopia robotica: è un esame alternativo e spesso sovrapponibile alla Colonscopia tradizionale. La Colonscopia Robotica utilizza un robot monouso con trazione autonoma comandato a distanza attraverso un joystick.
  • Colonscopia virtuale : Si tratta di una vera e propria TAC, che permette di ricostruire tramite dei potenti software l’interno del colon. E’ un esame totalmente indolore, ma che permette di visionare virtualmente l’interno del colon. La Colonscopia Virtuale è indicata nei casi in cui non è possibile eseguire Colonscopia tradizionale o robotica, o quando quest’ultime risultino incomplete a causa, ad esempio, di occlusioni.
  • Videocapsula endoscopica: Si tratta di un esame eseguito grazie ad una pillola che viene deglutita dal paziente con l’aiuto di un sorso d’acqua. La pillola contiene all'interno una telecamera ad alta definizione che permetterà di registrare tutto il percorso che affronterà. La Videocapsula Endoscopica può essere utilizzata solo per integrare informazioni che sono sfuggite o che non sono state disponibili durante una Colonscopia tradizionale o robotica. La pillola verrà espulsa dal paziente in maniera naturale. La Videocapsula Endoscopica e la Colonscopia Virtuale non sono esami operativi
  • Colon Wash: La procedura di Colon wash o Idrocolon è indicata per l'esecuzione del lavaggio accurato del colon prima della colonscopia, in grado di detergere la mucosa per consentire una visione endoscopica ottimale.


Vi sono diverse categorie di pazienti che necessitano una colonscopia di controllo in modo continuativo nel tempo, per esempio per la presenza di patologie croniche o per screening. Per questo tipo di pazienti è quindi necessario attenersi alle istruzioni dello specialista che lo segue, e poterebbe essere necessario eseguire una colonscopia anche una volta l’anno.


Se invece la colonscopia non rileva nulla di preoccupante si può rimandare l’esame al decennio successivo, dal momento che durante questo periodo il rischio di sviluppare un cancro colorettale negli adulti rimane più basso della media. 


Un gruppo di ricercatori dell’università canadese di Manitoba (studio pubblicato su Jama), ha analizzato i dati relativi a circa 36mila pazienti che si erano sottoposti ad una colonscopia tra il 1989 ed il 2003: per quelli a cui il test aveva dato esito completamente negativo, il pericolo di sviluppare il cancro nei dieci anni seguenti è risultato più basso del 30-40 per cento rispetto ai rischi della popolazione in generale.

«Durante la colonscopia, oltre a indagare la presenza o meno di una lesione tumorale, si eliminano anche i polipi potenzialmente pre-cancerosi e si lascia così l’organo pulito» - spiega Giorgio Minoli, direttore della Divisione di Gastroenterologia all’Ospedale Valduce di Como e presidente dell’AIGO, l’Associazione italiana gastroenterologi e endoscopisti ospedalieri. - Per questo chi si sottopone all’esame può considerarsi “al sicuro” per una decina d’anni, più o meno».


In Italia il tasso di sopravvivenza è del 60% a cinque anni dalla diagnosi: considerando le più di 37mila diagnosi di cancro al colon-retto annuali, possiamo affermare che la percentuale di sopravvivenza buona. Risultati che non devono far abbassare la guardia, come ricorda Minoli: «Perché più del 50 per cento dei tumori del colon viene ancora diagnosticato in stadio avanzato, quando l’efficacia dei trattamenti diminuisce. Ecco perché la prevenzione rimane una delle armi principali contro questa malattia, soprattutto dopo i 50 anni, età a partire dalla quale si registra il 90 per cento dell’incidenza. Può bastare una ricerca annuale del sangue occulto nelle feci, abbinata ad una colonscopia ogni 10 anni, per individuare il 75 per cento delle lesioni e intervenire per tempo».

Senza dubbio, nei soggetti familiarmente predisposti occorre qualche attenzione maggiore: il rischio, infatti, cresce in chi ha avuto un parente di primo grado che ha sviluppato un carcinoma del colon retto, che soffrono di malattie infiammatorie croniche intestinali o di alcune malattie ereditarie come la poliposi familiare.


NB: Le informazioni contenute in questo articolo sono da considerarsi puramente informative e NON sostituiscono il parere di un medico.




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