L’endoscopia moderna si caratterizza per procedure più rapide, tecnologie avanzate e un’attenzione sempre maggiore al comfort del paziente. Ma è possibile realmente parlare di un’esperienza indolore? Abbiamo affrontato l'argomento con il Dott. Luca Rodella, Esperto di malattie digestive e Innovatore nel Trattamento Endoscopico nonché Professore a contratto di Endoscopia digestiva presso l’Università di Verona e tra i medici accreditati Eccellenza Medica, sito di prenotazioni mediche online.
L’endoscopia oggi è profondamente cambiata: possiamo davvero parlare di un’esperienza “indolore”?
"Sicuramente! Si tratta di uno dei maggiori progressi dell’endoscopia, soprattutto negli ultimi dieci anni. Oggi, più del 90% dei pazienti chiede di eseguire le varie endoscopie in sedazione, con un grado di soddisfazione totale. La possibilità di non percepire il minimo dolore e di risvegliarsi al termine dell’esame con una piacevole sensazione di rilassatezza, è impagabile. Ricordo che parliamo di “sedazione”, non di anestesia generale, e che, comunque, trattasi sempre di una libera scelta del paziente, ovviamente dopo averne discusso con il medico endoscopista".
La paura dell’endoscopia è ancora molto diffusa. Come si supera questo gap tra percezione e realtà clinica?
"Ancora oggi riscontro una paura ingiustificata tra i pazienti, tra i quali circola una percezione legata ad esperienze passate in cui l’endoscopia, ed io stesso lo posso confermare, era estremamente “invasiva”. Non è più così! Una sedazione molto efficace, ma anche l’introduzione in commercio di endoscopi sempre più performanti e di dimensioni ridotte ha reso questa metodica facilmente affrontabile, senza rischi".
Dal punto di vista clinico, quali sono i benefici reali di una procedura più “gentile” per il paziente?
"Eseguire l’esame in sedazione ha un duplice vantaggio per il paziente. La qualità della prestazione aumenta notevolmente e l’endoscopista ha la possibilità di esplorare il tubo digerente con grande attenzione e calma, evidenziando lesioni anche minime e consentendo una diagnosi “precoce” molto importante. Ovviamente, l’esperienza dell’endoscopista è ancora decisiva, trattandosi di una metodica operatore-dipendente".
C’è ancora chi pensa che una procedura “indolore” non sia altrettanto efficace: come risponderebbe a questo pregiudizio?
"È esattamente il contrario, per i motivi che spiegavo prima".
Guardando al futuro: quanto cambierà ancora l’endoscopia nei prossimi anni?
"La tecnologia in endoscopia, insieme alla ricerca clinica, è fondamentale: ogni anno vengono proposte tecniche innovative ed endoscopi sempre più sofisticati, in grado di diagnosticare lesioni di dimensioni sempre minori, come ad esempio i tumori in fase precoce, ma anche lesioni benigne quali l’esofagite eosinofila, l’esofago di Barrett, l’atrofia e la metaplasia intestinale, la celiachia e molte altre".
In tutti questi settori, la radiologia non è assolutamente in grado di sostituire l’endoscopia; essa si pone come metodica complementare, ma è bene sfatare l’opinione diffusa tra i pazienti che, ad esempio, una colonscopia virtuale (lo ricordo, si tratta di un esame radiologico!) possa sostituire una colonscopia: essa fornisce immagini “virtuali” e quindi non “reali” e non consente l’esecuzione di biopsie, polipectomie e quant’altro, possibili solo con l’endoscopia.
Altre metodiche meno invasive, come la capsula endoscopica, non sono attualmente in grado di sostituire l’endoscopia tradizionale e, quando lo faranno, si limiteranno alla diagnosi. Il vero sviluppo dell’endoscopia, infatti, riguarderà l’aspetto operativo, con la possibilità, fin d’ora, di trattare lesioni, in particolare i tumori in fase precoce, in precedenza appannaggio della chirurgia, con un ovvio vantaggio per il paziente, in quanto verrà rispettata l’integrità d’organo, si ridurranno i tempi di ricovero con una precoce recupero delle funzioni fisiologiche e saranno evitate le antiestetiche cicatrici chirurgiche".